Sfila via i fatti dalla realtà: quel che resta è storytelling.
Alessandro Baricco
Sembra particolarmente difficile rispondere alla domanda: qual è l’essenza di una scrittura – o meglio di una narrazione – efficace? Il noto scrittore torinese Alessandro Baricco ha offerto una risposta all’apparenza ancora più problematica, suggerendo che l’elemento imprescindibile di ogni narrazione sia lo storytelling, indicato come quella parte che resta una volta che un racconto sia stato spogliato dei suoi puri contenuti, dei semplici “fatti” concreti. Cos’è quel di più, quel prezioso dettaglio aggiunto, che trasforma l’attività della scrittura da una semplice descrizione ordinata di eventi in un intreccio capace di suscitare emozioni, creare coinvolgimento e partecipazione nel lettore, e in definitiva far vibrare le corde dell’Anima? Quel di più, annidato fin dal principio in ogni fatto, è proprio lo Storytelling.
L’importanza degli interventi di Baricco, durante le lezioni che ha tenuto in diverse occasioni sul tema, si situa principalmente nel dare, a livello preliminare ma fondamentale, una definizione precisa e compiuta di storytelling che possa sottrarre questo concetto dalla vaghezza in cui è in genere avvolto. Storytelling è, infatti, una parola spesso abusata, adoperata non di rado a sproposito e senza una piena consapevolezza del suo significato. Il punto di partenza per una reale comprensione del termine deve essere la realtà: il mondo che ci circonda e in cui viviamo non è mai costituito solo dai fatti, bensì dietro questi fatti c’è un motore segreto che li svolge e li dipana: lo storytelling. Quest’ultimo, dunque, non è da intendere come una rielaborazione successiva ma come qualcosa che è, fin dall’inizio, intrinsecamente parte del reale.
Senza storytelling, la realtà sarebbe soltanto uno sterile e freddo elenco di fatti destinati a restare incolori, vuoti e impersonali. Lo storytelling è, allora, proprio ciò che dà valore autentico ai fatti, che ne svela il carico emotivo e la dimensione soggettiva, stimolando la riflessione più profonda, l’immaginazione più creativa e la ricerca del sé più interiore. È ciò che mostra l’intenzione, il significato, il movimento; con una semplice espressione possiamo dire che è «tutto ciò che dà aerodinamicità ai fatti», ovvero attribuisce loro un potere inedito, li rende speciali e li trascina in superficie.
Ogni narrazione degna di questo nome, ogni narrazione che possa risultare davvero funzionale e riuscita, deve quindi caratterizzarsi come un perfetto bilanciamento tra i fatti – la parte impersonale, materiale, logica e razionale – e lo storytelling – la parte soggettiva, astratta, emotiva e irrazionale. Fatti e storytelling sono due momenti complementari, sapientemente intrecciati e inevitabilmente interdipendenti che non si trovano solo tra le pagine di un racconto ma in ogni evento della realtà, per quanto banale e insignificante possa apparire. Per rendere meglio il concetto, Baricco utilizza l’esempio della moneta:
Una moneta, strumento geniale, è composta da un fatto – cioè che è un dischetto di metallo di un certo peso, di un certo valore – dopodiché chi la conia stampa sulle due facce qualcosa. Quello che era un dischetto di metallo – un fatto – diventa una realtà vera. Quello che ci stampa sopra è storytelling. Moneta: la realtà formata da un fatto – la quantità di materiale – e da un gesto – lo storytelling – che ne fa una moneta.
Una considerazione fondamentale che può trarsi da questo esempio è che lo storytelling è davvero ovunque, e nessun fatto (neanche una semplice moneta) ne è privo. Ogni fatto racconta, o perlomeno suggerisce, una storia per il momento nascosta, taciuta, mascherata che aspetta solo di essere svelata. È proprio quella la storia che uno scrittore deve impegnarsi a tirare fuori dall’apparenza ordinaria e anonima dai fatti che lo circondano, e la sua attività principale non è quella di inventare, ma di scavare dentro, di tirare fuori e di guardare attraverso. L’abilità di scrivere corrisponde, sostanzialmente, a quella di raccontare ciò che già c’è ponendo l’accento sugli aspetti più emozionanti, intimamente sentiti e vissuti, e trovare la modalità e lo stile più appropriati per rendere un fatto qualsiasi il fatto unico e irripetibile:
Ogni giorno soltanto delle parti di realtà si fanno strada nel caos e riescono ad arrivare sulla superficie del mondo e a essere colti. Ogni giorno, ci svegliamo e corriamo per arrivare in superficie. E i primi a restare indietro sono quelli che non rinunciano alla loro vecchia tattica di gioco. Abbiamo tutti una capacità di scivolare in questo ‘game’ e di tornare in superficie con velocità. Ecco, la narrazione oggi è tutto ciò che porta un fatto a salire in superficie.
Per tornare alla definizione originaria di Baricco, scrivere è autenticamente sfilare i fatti dalla realtà e svelare la parte dello storytelling. Pertanto, la vera vocazione alla scrittura è quella che nasce dalla più spontanea domanda di fronte al fatto più elementare: cosa c’è di speciale nella sedia su cui sono seduto, nell’evento che mi è accaduto oggi, nell’orizzonte che ho davanti agli occhi, nel prodotto che ho creato? Oltre l’aspetto materiale, oltre al fatto, c’è una storia.
Proprio la presenza pervasiva dello storytelling nella realtà spiega perché sempre più settori, ben oltre la letteratura, fanno ricordo a questa tecnica di narrazione. Non deve sorprendere che le aziende e le compagnie che si occupano dei più differenti prodotti e servizi scelgano di raccontarsi tramite lo storytelling: la loro attività è già una storia e la narrazione mira a sottolinearne la soggettività e i sentimenti per svelare quella storia e renderla conosciuta e riconoscibile. Altrimenti si sprofonda nell’anonimato, scivoliamo lontani dalla superficie.
Allora, come possiamo svelare quella storia? Semplicemente ascoltando, guardando, applicando tutti i nostri sensi ma da una prospettiva diversa, che prediliga la potenza rispetto all’atto, l’unicità rispetto al conformismo, la fantasia rispetto alla rigida razionalità. Solo così un dettaglio può diventare importante e un fatto può svelare il suo intrinseco storystelling. Così, si vede ad esempio nella stessa scrittura di Baricco, dove un quadro che cade dal suo chiodo diventa un’occasione insospettabilmente unica:
A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto?
Riferimenti bibliografici
A. Baricco, The Game, Einaudi, Torino, 2021.
A. Baricco, Novecento, Feltrinelli, Milano, 1999.