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Friedrich Nietzsche: Diventa ciò che sei

Friedrich Nietzsche: Diventa ciò che sei

E coloro che danzavano furono giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica.

Friedrich Nietzsche

«Filosofo del sospetto»: questo è il ben noto epiteto con cui Paul Ricoeur definisce Friedrich Nietzsche, associandolo a Marx e a Freud. In effetti, non c’è autore più di Nietzsche che ha colto, con una diagnosi accurata e disincantata, tutti i segnali della crisi della civiltà occidentale, in cui l’avvento della massificazione e il trionfo del positivismo scientifico hanno portato alla creazione di una società – o forse, per meglio dire, una serialità – di individui uguali e omologati, privi di una identità propria e trasformati ormai in gregge.

Gianni Vattimo Introduzione a Nietzsche

Il merito di Friedrich Nietzsche è proprio quello di aver suscitato il sospetto all’interno di una umanità che si dirige ciecamente verso il precipizio che si è essa stessa scavata. Quel precipizio Nietzsche lo svela, lo dissolve, lo spalanca ulteriormente, facendovi scivolare una ad una tutte le errate convinzioni e i falsi miti in cui l’uomo ha fino a quel momento creduto. È l’inizio del nichilismo, definito dal filosofo stesso come il più inquietante di tutti gli ospiti, a cui pure sceglie di aprire la porta senza indugio.

L’uomo ha vissuto a lungo nutrendosi di illusioni, fino a che l’immenso castello di sabbia ha iniziato a mostrare segnali di incertezza e di cedimento. Granello dopo granello, è l’intera impalcatura del pensiero occidentale a crollare sotto la penna di Nietzsche; la fiducia nella razionalità e nella scienza, la validità dei valori morali, le costruzioni metafisiche e le dottrine filosofiche: nulla viene risparmiato dalla tragica vittoria del nichilismo, esemplificato nell’annuncio della morte di Dio pronunciato dall’uomo folle della Gaia scienza:

«Dove se n’è andato Dio?» gridò «ve lo voglio dire! L’abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potremmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l’intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? […] Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto?[1]

Friedrich Nietzsche La gaia scienza e idilli di Messina

Tramite la creazione del mito della scienza e dell’onnipotenza umana, siamo stati noi stessi a uccidere Dio, un mito altrettanto creato. Tutti i cardini su cui si è poggiata da sempre la civiltà occidentale si rivelano costruiti, e in quanto costruiti, destinati l’uno dopo l’altro a usurarsi e a crollare.

La razionalità umana testimonia la rinuncia mortifera allo spirito dionisiaco, come principio umano del caos, della potenza creatrice, della carica istintuale e sensuale; la morale cristiana – con i suoi valori di umiltà, giustizia e fratellanza – non è altro che uno strumento di dominio con una precisa genealogia; la filosofia – definita «furia segreta contro i presupposti della vita»[2] – è sempre stata il tentativo di dare ordine e stabilità a una realtà che è profondamente caotica e destinata a sfuggire sempre dalla nostra presa. Ecco, dunque, che con Dio viene a morire qualsiasi altro punto di riferimento e a mostrarsi, in maniera innegabile, il vuoto.

Franco Volpi Il Nichilismo

Eppure, l’avvento del nichilismo, se da un lato rappresenta il crollo di ogni edificio, dall’altro è allo stesso tempo la prima pietra di una nuova ricostruzione – questa volta non illusoria, ma autentica. Il nulla significa, infatti, intrinsecamente potenza assoluta, infinita libertà e nuove possibilità. Il nichilismo non è il destino ultimo dell’umanità, in quanto attraverso il linguaggio simbolico della figura di Zarathustra, il filosofo indica tre fasi da attraversare: «tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo»[3].

Dopo l’infaticabile cammello, ovvero l’uomo che si inchina alla tradizione senza porsi domande, e l’audace leone, che affronta il nichilismo e si libera dalle credenze illusorie, si giunge a uno stadio successivo cui ogni uomo deve tendere. Esiste, infatti, un tempo oltre il nichilismo, e per affrontarlo occorre un uomo altrettanto nuovo, l’«oltreuomo», l’uomo che potrebbe essere chiunque di noi se soltanto avessimo il coraggio di accettare fino in fondo il pieno significato del nichilismo.

Friedrich Nietzsche Cosi parlo Zarathustra

Ma cosa e come sarebbe possibile ricostruire a partire dalle macerie? Per Nietzsche questo è possibile liberandoci dai condizionamenti inculcati dalla società nel nostro modo di guardare il tempo – non una linea consequenziale di eventi, ma un eterno ritorno – e i concetti di bene e male, ponendosi al di là di essi. L’andare avanti dopo il nichilismo è così anche un ritornare indietro, alla condizione originaria di innocenza, spontaneità e creatività dell’uomo prima di ogni tentativo di mascheramento.

Proprio in questo senso, l’oltreuomo incarna allora la simbologia del fanciullo, capace di riscoprire il mondo vedendolo per la prima volta senza nessun velo di illusione, e che deve generare nuovi valori grazie alla potenza dirompente del sentimento, dell’istinto e della vitalità che caratterizzano la sua propria Anima individuale e unica.

Soltanto in questo modo è possibile operare l’emersione del Singolo, finalmente libero dal pensare comune puramente convenzionale e superficiale. L’uomo che torna fanciullo si guarda indietro, si guarda dentro, recupera ciò che gli è stato sottratto in nome della massa in cui è stato condannato a disperdersi, e infine ritrova se stesso per ciò che autenticamente egli è. Perché, in effetti, l’oltreuomo di Nietzsche, nel suo compito di diventare qualcosa di nuovo, è chiamato a diventare semplicemente ciò che già è ed è sempre stato, al di sotto della patina superficiale imposta dalla civiltà, ciò che ha dimenticato di essere ed è rimasto sepolto nel cuore della sua Anima.

Friedrich Nietzsche Come si diventa cio che si e

Smascherare l’ipocrisia della società e sottrarsi alla corrente centrifuga dell’omologazione di massa richiede un coraggio eccezionale, in quanto il percorso di ricerca del proprio Io nascosto è costellato di pericoli ed ostacoli. L’uomo che annuncia la morte di Dio non può che essere ritenuto inizialmente un folle, eppure nel quadro tracciato da Nietzsche tanto più folli si mostrano coloro che si ostinano a coprirsi gli occhi, lasciandosi nullificare giorno dopo giorno dalle illusioni fabbricate dal pensiero dominante.

Per quanto difficile possa apparire, l’unico antidoto alla crisi in cui siamo immersi e al nichilismo che ne consegue è essere pronti a danzare anche se tutti gli altri sono immobili, e ancor più ad imparare ad ascoltare la musica che suona dentro di noi.

Riferimenti bibliografici:

F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano, 1976.

-, Frammenti postumi, in Opere complete, Adelphi, Milano, vol. VIII, 1964.

-, La gaia scienza, Adelphi, Milano, 1977.

  1. F. Nieztsche, La gaia scienza, Adelphi, Milano, 1977, p. 150.

  2. F. Nietzsche, Frammenti postumi, in Opere complete, Adelphi, Milano, 1964, vol. VIII, p. 108.

  3. F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano, 1976, p. 23. ↑

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