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Umberto Eco: l’onnipresenza del lettore

Umberto Eco: l’onnipresenza del lettore

Si trattava di fare una scelta: parlare del piacere che dà il testo o del perché il testo può dare piacere. E si è scelta la seconda strada.

Umberto Eco

Umberto Eco è uno dei personaggi letterari più conosciuti, non solo come scrittore, ma come studioso complesso e non completamente definibile: è filosofo, cultore delle teorie della narrazione e della comunicazione più elaborate della storia italiana, conosciuto a livello mondiale per le sue conferenze illuminanti e le sue ricerche pressoché infinite.

Tra le teorie sullo Storytelling, la più peculiare riguarda il ruolo del lettore: mentre per alcuni accademici il ruolo del lettore è solo marginale, rappresenta il mero recettore di un testo, per Eco ha un ruolo fondamentale come partecipante, attualizza il significato di ciò che è stato scritto e che gli viene proposto.

Umberto Eco: la Scrittura e l'onnipresenza del lettore
Umberto Eco – “La lettura è un’immortalità all’indietro.”

Quest’ottica è molto simile alla teorizzazione di Jurgen Habermas in L’inclusione dell’altro. Secondo le riflessioni di Habermas, il lettore collabora alla creazione del senso: la lettura è un’attività intersoggettiva e quindi morale, che coinvolge altre personalità e le collega anche solo per pochi secondi. In Opera aperta, Eco comincia a interrogarsi su questi temi, che approfondisce in Lector in fabula: si chiede “come un’opera d’arte da un lato postulasse un libero intervento interpretativo da parte dei propri destinatari, e dall’altro esibisse caratteristiche strutturali che insieme stimolavano e regolavano l’ordine delle sue interpretazioni”. La storia quindi, pur lasciando al lettore un ampio margine di interpretazione attraverso una struttura narrativa aperta, lo indirizza verso una direzione interpretativa o un’altra. Quindi la narrazione deve tenere in conto anche questo aspetto, prestando attenzione ai processi cognitivi e morali che coinvolgono il lettore, e all’impulso che il lettore stesso dà allo sviluppo della storia. Anche nelle altre branche dello storytelling bisogna tenere conto del pubblico, dei bio-temi che possono risultare interessanti e possono far nascere empatia.

Nello storytelling si cerca di interpretare la realtà secondo alcune categorie di pensiero: in primis con l’istituzione di sequenze che compongono tecnicamente il racconto, le cosiddette funzioni di Propp. Ogni funzione identifica una situazione tipizzata inserita nello svolgimento della trama, riferendosi in particolare ai personaggi e ai loro ruoli; l’eroe non solo ha un certo ruolo nella fiaba – ad esempio, proteggere la principessa o uccidere il drago – , ma modifica il processo di pensiero del lettore, facendogli affiancare un certo tipo di comportamento con l’idea di “buono”. Lo stesso vale per tutti gli altri personaggi, consentendo al lettore di immedesimarsi in uno di essi, di conoscere e riconoscere schemi comportamentali.

Un testo quindi per Eco è un meccanismo formato da una sequenza di artifici narrativi che devono essere attualizzati da un destinatario. È di per sé incompleto e contiene un messaggio più complicato, perché è colmo di “non-detto”. Questo “non-detto” deve essere integrato dal lettore attraverso “movimenti cooperativi attivi e coscienti”. C’è quindi un’ulteriore differenza tra “uso” di un testo, cioè rilevare le tendenze inconsce dell’autore – la narrazione che l’autore fa di sé indirettamente – e “interpretazione” di un testo, ovvero attualizzarlo con la collaborazione attiva del lettore.

Umberto Eco Lector in fabula

Qualche anno dopo la pubblicazione di Lector in fabula, Umberto Eco si reca negli Stati Uniti per tenere delle lezioni sullo storytelling, che verranno convogliate nel libro Sei passeggiate nei boschi narrativi. Il bosco indica metaforicamente l’intreccio della narrazione che un’opera presenta; il lettore ad ogni passo si trova davanti a più sentieri e deve decidere quale scegliere. Questi sentieri sono strade di interpretazione diverse, per cui il lettore può scegliere quello più semplice o quello più ovvio, ma sono anche sentieri cognitivi: la scelta dell’uno o dell’altro percorso indicano una preferenza psicologica, un processo inconscio che lo spinge a scegliere una certa strada per un certo motivo. Quindi non solo l’autore cerca sé stesso attraverso il racconto e la scrittura, ma anche il lettore si imbarca nell’avventura della ricerca di sé, credendo di scegliere autonomamente, ma essendo in realtà influenzato dal suo inconscio. In teoria il lettore dovrebbe scegliere il percorso più ragionevole, ma nulla – in particolare quando la narrazione è aperta o non c’è un finale determinato – gli impedisce di prendere la scelta più assurda, ma più conforme alla sua forma mentis.

Umberto Eco - Sei passeggiate nei boschi narrativi

“La regola fondamentale per affrontare un testo narrativo”, osserva Eco, “è che il lettore accetti, tacitamente, un patto finzionale con l’autore, quello che Samuel Taylor Coleridge chiamava la sospensione dell’incredulità”. Ed è nell’ambito di questa discussione che Eco affronta il falso come tecnica narrativa: mentre nella scrittura i fatti e la loro narrazione possono presentare condizioni completamente diverse, nella trasmissione orale i fatti rimangono gli stessi, anzi nemmeno si prova a spiegare le emozioni o le motivazioni di tali avvenimenti. Il legame tra la falsificazione e gli studi echiani di Semiotica: nel Trattato di semiotica afferma che il segno è qualsiasi simbolo che possa essere utilizzata come “sostituto significante” di qualcos’altro; non è però necessario che la parte sostituita esista davvero, o che abbia davvero quel significato. La Semiotica diventa quindi uno “strumento per mentire”: anche qui lo scrittore attraverso le menzogne o la falsificazione può affermare sé stesso al contrario, raccontando ciò che non è, e al contempo capendo i suoi processi cognitivi che l’hanno portato a scrivere il falso in un certo modo e non in un altro; il lettore allo stesso modo, trovandosi in accordo o in disaccordo con le prospettive presentate, scopre qualcosa di sé.

Concludendo, possiamo notare come Eco si impegna a fornire un quadro completo della narrazione e delle teorie a riguardo, riversando tutte le sue conoscenze anche nei vari romanzi che ha scritto; la complessità dei piani di pensiero corrisponde a quella dei vari piani di narrazione delle sue storie, i simboli creano un sottotono esoterico e inconscio che richiama con forza le teorie junghiane sull’inconscio e gli archetipi. Eco gioca con il lettore, ingannandolo e riprendendo al volo la sua fiducia, e al contempo inganna sé stesso nell’intento di attraversare ogni aspetto della ricerca di sé.

Riferimenti bibliografici

U. Eco, Lector in fabula, La Nave di Teseo, Milano, 2020.

U. Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi, La Nave di Teseo, Milano, 2018.

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